martedì 2 luglio 2013

Gunnedah



Domenica 23 giugno. Il treno corre veloce sui binari scappando dalla pioggia di Sydney. Poche fermate, 600 Km da percorrere. Finalmente dopo un’ora di viaggio le nuvole iniziano a diradarsi lasciandoci vedere il paesaggio: di fronte a noi un continuo susseguirsi di golfi, lagune, insenature che si alternano a collinette boscose. Ora è il sole a farla da padrone, brillando specchiato sull’acqua nell’aria tersa, col verde dei boschi che risplende come solo dopo una tempesta. Il paesaggio è paradisiaco e si lascia guardare per mezz’ore senza stancare, variando continuamente metro dopo metro, al contrario della città, che alla fine è sempre uguale a se stessa. Si viaggia comodi, niente di speciale ma quanto basta a godersi il viaggio. Accanto a noi una coppia di ragazzi: dopo tre ore di viaggio in cui la ragazza dormiva e basta, mi sono fermato a guardarla per vedere se respirasse ancora. Deve prenderlo spesso questo treno, per non rimanere col muso appiccicato al vetro a osservare gli stupefacenti paesaggi. Man mano che avanziamo il paesaggio montagnoso lascia il passo alle pianure, con gli immensi campi irrigati e i pascoli sconfinati. Arriviamo a Gunnedah e finalmente la ragazza vicina di posto si sveglia… cinque ore a dormire… disumano. 

C’è il sole, e c’è anche il nostro contatto, una donna dalla faccia simpatica e la chiacchierata allegra! Saliamo in macchina e continuiamo il viaggio per altri dieci minuti. Ed ecco il posto dove vivremo per almeno un paio di settimane: una splendida casa in stile country, con ampie verande su ogni lato e interni arredati deliziosamente. Oltre 250 ettari di pascolo, con un centinaio di capi di bestiame, una quindicina di polli, tre cani, due cavalli e un pony. Il telefono prende, ma la rete 3G/4G è un miraggio. C’è internet, anche se dà qualche problema. La corrente elettrica è fornita dai pannelli solari che accumulano l’energia in eccesso in 24 batterie piombo/acido. Il nostro compito è quello di fare in modo che tutto funzioni a perfezione mentre loro saranno in vacanza; cinque giorni per imparare tutto il necessario. Il sole ci lascia con un tramonto rosato e la padrona di casa, Sarah, ci dice che in questo posto ci sono tramonti bellissimi: è vero, quello che vediamo ci lascia tutti in silenzio.


Lunedì 24. Dopo la mattinata passata a lavorare nell’orto possiamo stare con i cavalli. Amo i cavalli, c’è poco da fare. Quando avevo 12-13 anni, ogni volta che vedevo i cavalli pascolare sulla collina dietro casa mia, partivo di corsa per cercare di raggiungerli e provare a farmeli amici. Poi da un mio zio, in Kenya, avevo avuto finalmente l’opportunità di cavalcare. Avevo 17 anni e cavalcare sulla spiaggia e in giro per la proprietà mi faceva sentire così libero, così in pace… dopo di allora mi ero rifiutato di cavalcare in Italia, perché le uniche cose che proponevano erano costosissimi giri guidati, tutti in fila indiana, dove nessuno era libero di fare niente. E ora, dopo dodici anni, potevo nuovamente stare accanto a queste stupende creature! Sarah ci spiega alcune cose sul comportamento e il suo ambizioso programma di addestramento “dolce”, attraverso il quale il cavallo esegue gli esercizi solo osservando i movimenti del padrone, senza corde, senza briglie: libero. Ci dimostra cosa intende portando Ned, castrato, nel recinto circolare. Alza il frustino e mano a mano che lo abbassa il cavallo va al passo in cerchi sempre più vicini; poi quando lo strumento tocca terra Ned si avvicina e poggia la testa sulla spalla di Sarah. E di nuovo al passo in cerchi più ampi. Poi lei vibra a mezz’aria il frustino e Ned inizia il trotto, e così via. Il frustino Sarah non lo usa per frustare, ma solo come “bacchetta”. Ci ha messo mesi ad insegnare ai cavalli come agire, usando solo rinforzi positivi e mai rinforzi negativi. Anche se sembra assurdo, pare che il cavallo abbia una voglia matta di compiacere il padrone capendolo e facendo la cosa giusta. Il tutto sta nel riuscire a instaurare una comunicazione, un linguaggio, con questo elegantissimo quadrupede.


Durante la settimana, dopo i lavori di manutenzione della proprietà abbiamo tempo libero da spendere come ci pare, tra cavalli e chiacchierate. Soprattutto le seconde visto che piove, e Amélie ormai riesce a parlare con chiunque utilizzando i giusti tempi verbali! Si sente un marcato accento francese nel suo inglese, ma piace e non inficia minimamente la comunicazione. 

Piove per tre giorni di fila, e questo è un bene per i pascoli, ma è un male per il nostro sistema elettrico: dopo tre giorni di nuvole bisogna attivare il generatore elettrico a benzina che, se le batterie scendono sotto un certo livello, rischiano di danneggiarsi irrimediabilmente. Io mi studio tutti i manuali per capirne di più, e scopro che un valore delle batterie è sotto il livello critico. Avviso, chiamano il tecnico che dice quello che dicono sempre i tecnici: “è tutto sotto controllo”. Sì, come no. Venerdì, infatti, se ne va via la corrente. Faccio partire in generatore ma qualcosa non quadra. Sabato mattina partono per la loro settimana di vacanza a dieci ore di macchina di distanza. Per una settimana siamo i padroni di casa. Ci danno le chiavi della macchina (un fuoristrada Toyota HiLux), e ci danno i soldi da spendere per cibo e divertimento. Inoltre ci dicono che se vogliamo possiamo rimanere di più! 

Perfetto!

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