martedì 30 luglio 2013

Australia underground



Dopo cinque giorni di nuvole minacciose, ma senza pioggia, venerdì finalmente Giove Pluvio ha deciso di aprire le cateratte del cielo e riversare di botto quello che a lungo aveva promesso. Dato che il clima non avrebbe permesso alcun lavoro di fuori, Peter, il padrone di casa, ci ha chiesto se non avessimo voluto venire con lui “a lavoro”.

Peter è un “avvocato rurale”, uno di quelli che prende le cause che nessuno vuole prendere, o perché non piace trattare con agricoltori e fattori, o perché spaventa un pochino difendere questi dai ricchissimi proprietari di miniere che, come in qualsiasi altra parte del mondo fanno la voce grossa, potenti dei quattrini che guadagnano con le loro attività estrattive.
Questa volta l’hanno chiamato da Wollar, appena 220 km a sud di Gunnedah, per rifarsi dei danni subiti da una vicina miniera di carbone…

È curioso vedere come nel ventunesimo secolo si estragga ancora carbone per produrre energia elettrica.
Ma perché non riabilitare il treno a vapore, o il praticissimo ferro da stiro a brace, e perché no, anche il lavaggio dei panni al fiume… Ah, già! Non lo facciamo perché la scienza e il progresso dell’ultimo secolo ci hanno portato qualche passo in avanti! Chissà perché, però, a chi ci comanda piace così tanto rimanere nel passato producendo energia da fonti non rinnovabili quali petrolio e carbone… suona un tantino stupido, se non proprio criminale.

Attraversiamo montagne, boschi stupendi, mentre i canguri saltano nelle praterie. Poi, ecco la miniera, in realtà splendida nel suo apparato tecnologico, elegante nel suo essere uniformemente nero-brillante. I giganteschi camion da cava salgono e scendono le rampe scomparendo nelle profondità di questa giovane attività estrattiva a cielo aperto che in soli sei anni hanno cambiato incredibilmente il territorio.

Arriviamo a casa del gruppo di allevatori che ha deciso di mettersi contro la miniera: sono tutti over 60, tutti hanno passato la vita in pace in questo posto paradisiaco poi, tutto un tratto, sono iniziati ad arrivare camion e ruspe. Wollar contava forse cento anime, sei anni fa, ma la miniera ha iniziato a comprare uno a uno i terreni interessati, pagando tantissimo per comprare anche il silenzio di chi se ne andava… volevano evitare azioni legali preventive, e ci sono riusciti.

Cava di basalto
Solo che su cento persone, se togli sette o otto famiglie, hai dato una bella botta all’economia della comunità, per cui il meccanico non aveva più clienti e se n’è andato, il negoziante di generi di prima necessità ha fatto lo stesso… il primo centro è a 60 chilometri e anche solo per cambiare la ruota a un trattore passano giorni. Come se non bastasse, la miniera fa brillare le cariche una o due volte al giorno, rompendo la quiete della campagna non solo alle persone, ma anche al bestiame che diventa irrequieto e difficile da gestire.
Purtroppo la miniera non la possono fermare: è tutto in regola. L’unica cosa che possono fare è aggrapparsi a un cavillo per costringere la miniera a comprare le loro proprietà, quelle in cui hanno vissuto per decenni ma che a queste condizioni e con l’età che avanza non si possono più permettere di portare avanti.

Sono gentili, simpatici e alla mano; la discussione si tiene a un tavolo lungo, con tè, caffè e biscottini… poi si pranza tutti insieme, scambiando battute… si è subito in famiglia.
È difficile non prendere a cuore il problema di questa gente, una volta che la si è conosciuta, mentre è più difficile prendere a cuore i problemi di chi non si conosce. La miniera compra le terre nel silenzio, senza conoscere le persone che distruggerà; chi la gestisce, incurante del danno e insensibile a qualsiasi preghiera continua il lavoro divorando suolo e anime.

In settimana uno degli amici di Peter ci ha proposto di visitare la sua cava di basalto, così ne abbiamo approfittato per vedere da vicino un altro tipo di attività estrattiva e i macchinari in azione; se si trascura il rumore dei veicoli e delle spaccasassi, l’impatto ambientale è molto minore di quello di una miniera di carbone. Inoltre a pochissimi metri dal sito di estrazione c’era un koala che mangiava incurante la sua dose quotidiana di foglie di eucalipto.

Un po’ come a dire: “uomo, nun te temo”.

martedì 23 luglio 2013

Boxthorn



I padroni di casa sono tornati sommergendoci di complimenti per come avevamo affrontato la situazione e ora vogliono che rimaniamo quanto più possibile: si trovano bene con noi e noi con loro, ci portano a conoscere i loro amici e siamo sempre inseriti in progetti e discussioni, come se fossimo parte della famiglia o consulenti per tale o tal altro settore di lavoro!
E c’è da dire che i loro amici sono gente certamente bizzarra e senza dubbio divertente!

Dovete sapere che in Australia, come in America, dato che le case sono costruite in legno è possibile spostarle. Come? Ma col carrello, ovviamente! Se avete un terreno e capita che qualcuno si stia sbarazzando della propria abitazione potete farvi un favore a vicenda: lui si sbarazza della vecchia senza alcun costo, voi vi prendete la nuova senza alcun costo (o con costo irrisorio). Chiamerete una ditta di trasporti speciali che arriverà con operai e camion, segheranno la casa in due o più parti e la porteranno via pezzo a pezzo rimontandola nella vostra proprietà. 

È così capitato che la comunità luterana di Gunnedah fosse in forte contrazione e, non necessitando più di un edificio di culto così grosso (300 mq circa), avesse deciso di regalarlo a chi se lo fosse portato via. E così, Chris, uno degli amici dei padroni di casa, avendo un piccolissimo terreno di soli 500-600 ettari e volendosi costruire la casa in collina, ha chiamato i muovi-case s’è fatto portare una chiesa quasi-nuova, rimontata in ordine diverso, in modo da fare molto più casa… ora potrà dire di essere un uomo casa e chiesa…

Veduta da casa di Chris
È fenomenale quanto cambi la percezione delle distanze e dello spazio aperto in Australia. Abbiamo iniziato il viaggio per rinnovare il visto approdando in una tenuta di 250 ettari (equivalente ad un quadrato di 1,58 km di lato), e ci era sembrata immensa; ora stiamo qui in una tenuta delle medesime dimensioni, ma dopo essere andati nella tenuta di un vicino, (900 ettari, un quadrato di 3 km di lato), il posto in cui siamo ci sembra dimensioni “ragionevoli”. Mostrando stupore dinanzi a siffatta vastità, dal vicino ci siamo messi a parlare di tenute appartenenti ai loro amici e conoscenti, arrivando all’improponibile dimensione di 360'000 ettari (un quadrato di 60 km di lato)… per darvi un idea, pensate che il raccordo anulare di Roma ha un diametro approssimativo di 20 km… una tenuta grande nove volte Roma… senza parole.
 Pensate di voler controllare, in macchina, i quattro angoli di una proprietà del genere… 240 km. Calcolando che è tutto terreno impervio da percorrere in fuoristrada bisogna necessariamente pensare di montare le tende una o due volte prima di tornare a casa!  

Mentre sogniamo di possedere quanto prima tenute chilometriche ci deliziamo con i nostri lavori di routine, il più infame dei quali e sbarazzarsi del boxthorn (Lycium ferocissimum). È una pianta arbustiva di origine africana che è stata importata in Australia per usarla come siepe da giardino, ma è uscita parecchio fuori controllo diventando infestante, motivo per cui chi possiede un terreno ha l’obbligo di eliminarla. Appartiene alla famiglia di quella che in Italia cade sotto il nome volgare di “spina santa”. 

Purtroppo i proprietari non hanno un bulldozer, ma solo un robustissimo vecchio trattore Fiat, per cui la missione è abbracciare gli arbusti con la catena a doppio giro, attaccarla al trattore e tirare fino a che non siano totalmente sradicati. Peccato che essendo arbusti spinosi, la maggior parte delle volte i rami toccano terra senza lasciare spazio per raggiungere il tronco! L’aspetto piacevole è che comunque siamo tutto il giorno all’aria aperta! Intanto Ame ha imparato a guidare quad e trattore, divertendosi parecchio nella “guida campestre”, così ci diamo il cambio nella pratica masochistico-suicida di infilarsi sotto al boxthorn per incatenarlo.

“Spina santa”… Di santo c’ha ben poco, in quanto ha spine talmente lunghe, grosse e acuminate da forare gli pneumatici del trattore. Forse di santo c’ha la funzione di mandarti a confessare dopo i pesantissimi improperi lanciati per sradicarla! Un vero inferno.

martedì 16 luglio 2013

Emu


Dopo la valanga di problemi dei primi due giorni ci siamo ritrovati a godere della vita agreste senza troppi intoppi successivi: il clima di Gunnedah è tendenzialmente assolato e la piovosità è bassissima quindi, nonostante sia inverno e le temperature si aggirino tra lo zero e i 20 °C, durante le giornate assolate se non c’è vento si può tranquillamente stare in maglietta. 

Noi, custodi di un’immensa proprietà, ne godiamo i frutti senza esserne padroni. Ci avevano detto di prenderla in maniera rilassante, e così facciamo: la mattina si lavora (in campagna c’è sempre qualcosa da fare) mentre il pomeriggio si legge, si chiacchiera, si pensa e si progetta. Se non erro, Orazio (non il fabbro di Tor Pignattara ma l'autore latino) scrive dell’ozio (come opposto al negozio – il non ozio – il lavoro), come quanto di più proficuo per un imprenditore, per creare e progettare le prossime mosse del suo business. Ed è esattamente così, in quanto senza pressioni e senza pensieri urgenti la mente (incapace di stare semplicemente ferma) inizia a immaginare, progettare, creare. Il motivo per cui i soldi attirano i soldi sta nel fatto che chi possiede la pecunia ha solitamente il tempo per pensare a modi proficui per investire, attirando maggior guadagno. 

Noi siamo senza pecunia, ma in questo fortunatissimo momento abbiamo la mente libera per pensare al nostro futuro. E fare questo mentre si guarda l’orizzonte in maglietta ha tutto un altro sapore. Proprio in uno di questi magici momenti, martedì, il cielo ci ha riservato una curiosa sorpresa: per un sconosciuto motivo si sono radunati nel cielo decine e decine di rapaci, sicuramente falchi e forse qualche aquila, volteggiando in stormi sopra le nostre teste. Abbiamo contato tre stormi di forse una quarantina di individui ognuno. Solitamente cose del genere accadono in concomitanza di incendi perché una grande quantità di prede esce allo scoperto per fuggire dal fuoco, ma non c’era nessun incendio e niente di evidente. Se tra i lettori c’è un ornitologo ci farebbe molto piacere sapere il motivo di tale assembramento!

Sull’onda animalosa giovedì abbiamo deciso di andare allo Zoo di Gunnedah. Alla faccia dei costosissimi zoo delle capitali, questo ci è costato solo 5 dollari a testa permettendoci di ammirare da vicino la maggior parte della fauna australiana. Dopo aver fatto amicizia con un simpaticissimo e affettuoso emu, i guardiani dello zoo ci hanno permesso di vedere da vicino e accarezzare i koala per poi finire in bellezza scambiando quattro chiacchiere con una mamma canguro molto amichevole (e decisamente attratta dai nostri biscotti alla macadamia…).

Ma anche questa volta il fetentissimo vombato dal naso peloso non c’ha voluto dare soddisfazione: essendo animale notturno, se ne stava beatamente a ronfare nella sua tana e l’unica cosa che sono riuscito a fotografare è stata una zampa. Non mi ero accorto che Ame aveva invece fotografato un intero muso del talpone-topone marsupiale! Questa in ogni caso è un area poco vombato-friendly, per cui sarà molto improbabile un incontro fortuito tra i campi. In compenso è stato fantastico notare la sincera amichevolezza di uno degli emu: dopo un po’ di carezze ha deciso che il trattamento era di suo gradimento, così si è seduto per riceverne altre e poco ci mancava che si addormentasse lì! A ogni carezza socchiudeva un po’ di più gli occhi!

I koala invece sono veramente poco soddisfacenti: dormono 22 ore al giorno e nelle sole due ore di veglia mangiano. Sono talmente pigri che nemmeno si svegliano per i bisogni, facendoli senza alcun pudore nel sonno. Indispettito dalla loro pigrizia, dato che ci era stato concesso di accarezzarli, ne ho accarezzato vigorosamente uno fino a farlo svegliare. Dopo essersi sganasciato per un minuto buono in sbadigli, mi ha guardato assonnato come a chiedermi “perché, fratello, perché…” ed è tornato a dormire. 

No, il koala non è il mio animale australiano preferito. Il canguro invece ha tutta la mia stima: si sdraia al sole con fare quasi umano, si volge verso l’orizzonte con lo sguardo pensoso, saltella per le praterie… mostra anche un discreto livello di intelligenza nel suo interfacciarsi con l’uomo, e la faccia a metà strada tra il cane e il coniglio di certo aiuta molto a vederlo come animale amichevole. Ma è l’emu che ha destato tutta la mia ammirazione: quest’enorme pollo non solo non s’è minimamente sognato di beccarmi gli occhi (come temevo), ma ha anche mostrato di amare le carezze quanto un cane o un gatto, seguendomi lungo tutto il recinto e senza che gli dessi del cibo. Pura curiosità e voglia di compagnia, cose che da un pollo non ti aspetti, ma che un pollo gigante certamente può dare! 

Prossimo animale da giardino: emu!