Quando ci si trova immersi nella
natura, uno dei primi cambiamenti in cui ci si imbatte è la percezione del
tempo: nell’assenza della frenesia cittadina dovuta al progresso tecnologico e ai “necessari” ritmi del business, i giorni si susseguono lasciando il tempo
di guardare la natura, porsi delle domande, ed eventualmente trovare anche le
risposte. C’è tempo per tutto. C’è il tempo per lavorare, per chiacchierare,
per riposarsi, per pensare, per una passeggiata, per un tè… niente è così
urgente da impedire di respirare.
Una delle poche mansioni vitali è
raccogliere la legna per le varie stufe, tagliarla se troppo grossa, scegliendo
i legni giusti: quello che brucia più rapidamente, quello medio, e quello
durissimo e pesantissimo che dura per ore nella stufa. Sono tutte varietà di
eucalipto, ma con qualità talmente diverse tra loro da permetterne usi molto
diversi. Ovviamente si raccoglie coi guanti da muratore, visto che qui il ragno
non perdona. Ma nemmeno disturba: ho visto solo un White Tail, e
nemmeno di dimensioni ragguardevoli. E ancora non ho visto un Huntsman, ragnone che
arriva facilmente ai 20 cm di larghezza ma che a differenza dell’altro non è
mortale. Effettivamente, prese le dovute precauzioni l’Australia non è così
pericolosa. Certo, tutto rimane potenzialmente mortale, ma ammazza di più lo
stress da ufficio che qualche serpente e qualche ragno australiano.
Ogni giorno abbiamo occasione di
vedere qualche canguro, sia esso un piccolo wallaby o il canguro grigio, di
taglia media. Abbiamo un opossum molto amichevole che si fa avvicinare
parecchio mentre mangia qualche avanzo di cucina, e ogni tanto passa nel cielo il
cacatoa nero (Calyptorhynchus
funereus, Calyptorhynchus
lathami), con la sua apertura alare ben superiore al metro e il suo
verso tutt’altro che aggraziato (come del resto anche il suo volo! Pare volare
con una svogliatezza senza pari); abbiamo avuto anche modo di vedere l’aquila
cuneata (Aquila audax),
che dai duemila metri d’altezza sorvola i boschi con più di due metri di
apertura alare, e qualche emù (lo
struzzo australiano, curiosamente non marsupiale) in libertà, purtroppo troppo
lontani per permettere una foto decente (abbiamo apparecchiature tutt’altro che
professionali!). Tra l’altro una notte ci siamo ritrovati anche un
pipistrellino a svolazzare per la camera: entrato da un buco di areazione, per
tirarlo fuori ho dovuto armarmi di coperta per acchiapparlo al volo (e per
punizione, una bella foto!).
Ma ancora non abbiamo visto un vombato. Pare ce lo facciano apposta.
Scorazzano per tutto il territorio, facendo buchi di notevoli dimensioni, si
grattano la schiena sugli angoli delle casette degli altri abitanti del posto,
cacano letteralmente ovunque, ma ancora non siamo riusciti a vederne
uno!
In compenso sono riuscito a trovare (e fotografare) una tana di queste
muscolosissime palle di pelo! Se avete un giardino e vi lamentate delle talpe,
non venite in Australia: in un buco di vombato ci fate tranquillamente rotolare
un cocomero! Ci hanno spiegato che solitamente si fanno una tana con quattro o
più accessi, così se si sentono alle strette hanno sempre una via di fuga per
svignarsela.
Dato che il nostro monaco deve presto andare in Tibet, ogni tanto si
esce a piedi per andare a trovare i vicini: sta cercando di mettersi in forma in
modo da reggere le lunghe camminate a oltre 4000 metri di altezza, dove l’ossigeno
scarseggia facendo sentire molto di più la fatica. Veniamo così a conoscere la
storia del posto: negli anni ’70 un ricco americano parecchio hippy decise di
spendere tutti i suoi averi in 250 ettari di foresta accanto allo Snowy River,
fondando quella che in Italia potremmo definire una “comune”. Di fatto è molto
lungi dalle “comuni” nostrane, in quanto si basa su un abitare sparso, in cui
si collabora per le imprese comuni, ma dove ognuno vive per conto proprio,
cercando di vivere in un regime il più autarchico possibile. Le persone di cui
si è circondato sono tutte molto particolari, affascinanti, strane, e di sicuro
c’è tanto da apprendere.
Intanto a Jampal piace come lavoriamo, così ha deciso di tenerci una
settimana in più: anche se niente di quello che facciamo è veramente urgente,
ci piace portare a termine i lavori del giorno nel minor tempo possibile, così
possiamo avere più tempo per fare ciò che ci pare e piace! Scorazzare tra i
boschi alla ricerca di animali, fotografare, chiacchierare, prendersi una tazza
di tè…
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