lunedì 15 aprile 2013

Ciò che appaga (e paga)



Contro ogni possibilità di previsione, stiamo ancora lavorando per Brenda.

Si fida talmente tanto che ci lascia casa e se ne va a fare le sue faccende.
Addirittura l’altro giorno mi ha dato la sua carta bancomat col codice e mi ha detto di ritirare i soldi che ci doveva per i lavori fatti... oggi invece ci ha direttamente lasciato le chiavi di casa, visto che non ci poteva essere la mattina.

Insomma, un bel rapporto di lavoro e fiducia, nato del tutto inaspettatamente e, si potrebbe dire, per caso, come abbiamo già visto nei post precedenti.
Mi ero dimenticato di dirvi che il primo giorno di lavoro c'era anche un ragazzo belga assieme ad Amélie e me. Convinto che sarebbe stato preso per altri giorni, il ragazzo aveva fatto un lavoro di pittura impreciso e incompleto mentre Amélie, per suo proprio gusto di portare a termine il lavoro nella maniera più presentabile possibile, si era prodigata a passare più mani di vernice in meno tempo, con uno splendido risultato finale. Per questo motivo, per non essersi impegnato al meglio fin da subito, il belga s'è perso non una ma moltissime giornate di lavoro onesto e puntualmente retribuito!

Mi fa parecchio riflettere la situazione in cui mi trovo: ho studiato per anni archeologia dando il meglio di me con ottimi risultati ma, una volta finiti gli studi, non ho trovato niente di affine e neanche di lontanamente correlato. Non ho guadagnato un solo centesimo con quello che ho studiato, mentre oggi sto guadagnando grazie a quello che non ho studiato. Sto parlando di tutta quella serie di abilità che ho imparato guardando mio padre lavorare, tutte le volte che gli sono stato accanto mentre progettava e costruiva un mobile o mentre rifaceva un muro o metteva l’intonaco o vangava la terra o cercava di aggiustare qualcosa... tutto quello che so fare oggi e che mi sta letteralmente dando da mangiare, lo devo interamente a mio padre e non al sistema scolastico. E non pensiate che mia madre sia da meno: capisco qualcosa di giardinaggio grazie a lei ed è sempre grazie a lei che so stare senza problemi tra i fornelli...
E Amélie è perfettamente in grado di svolgere i lavori che stiamo facendo perché ha avuto la mia stessa fortuna: avere dei genitori capaci.

Non so cosa sarà del mio futuro o dei miei “gloriosi” titoli di studio. Chissà, forse un giorno mi troverò nella posizione di utilizzarli; per ora quello che so è che ciò che sto facendo mi dà soddisfazione e arrivo a sera stanco ma felice! Finalmente con i soldi che stanno entrando possiamo permetterci di fare qualche progetto e possiamo toglierci qualche sfizio!

In ogni caso presto dovremo cambiare aria: per ottenere (eventualmente) il secondo Working Holiday Visa bisogna lavorare per 88 giorni in area rurale/regionale, che tradotto significa mungere la mucca o raccogliere la lattughina e lavori affini, ma significa anche possibili incontri con i tutt’altro che innocui insetti locali e con la tutt’altro che comprensibile popolazione rurale. Proprio oggi ho fatto ripetere per ben quattro volte a un australiano DOP la sua frase, che era un semplice “dov’è il contatore della corrente elettrica”, perché non riuscivo a tramutare in parola di senso compiuto nemmeno uno solo dei suoi versi...

1 commento:

  1. Sono felice per te e te lo dico come fratello maggiore: chi disprezza compra. In bocca al lupo.

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