Dato che i padroni di casa hanno finalmente trovato
qualcuno che gli tenga la proprietà, hanno deciso di partire per un’altra
vacanza. Come sempre ci lasciano soldi e fuoristrada, ma stavolta ci
consigliano di andare a vedere un parco nelle vicinanze: il Warrumbungle
National Park.
Si trova a circa 130 km da noi, per cui è fattibile
un’andata e ritorno in giornata. Sarah, la padrona di casa, ci racconta di come
l’anno scorso tutta l’area sia andata a fuoco, distruggendo migliaia di ettari
di bosco, e di come miracolosamente si sia salvato l’osservatorio astronomico.
Pranzo al sacco, sabato mattina decidiamo di metterci
in macchina. Che bello muoversi su gomma, liberi di andare ovunque… era tanto
(troppo) che non prendevo una macchina per conto mio per viaggiare e cominciava
a mancarmi veramente tanto. Certo però le strade australiane non sono
appassionanti come quelle italiane, o più in generale, quelle europee! Si
tratta infatti di lunghissimi (infiniti) rettilinei, che tutti percorrono a
velocità costante.
Se non fosse che bisogna stare attentissimi ai canguri
suicidi che si appostano si margini delle strade, ci si potrebbe
tranquillamente addormentare col volante bloccato e si arriverebbe a
destinazione comunque!

Sì, il canguro ha vocazioni suicide. Come i gatti,
all’arrivare di un veicolo invece di scappare in direzione bosco, tende
spessissimo a saltare in direzione strada. Il che non è buono, perché un
canguro può avere anche dimensioni ragguardevoli diventando parecchio
pericoloso per l’automobilista. L’unica cosa da fare, se si vede un canguro
bordo strada, è rallentare e pregare che non gli venga voglia di saltare.
Già a 30 km dal parco si iniziano a incontrare gli
alberi bruciati, chilometri e chilometri di bosco andati in fumo; poi ecco che
s’intravede l’osservatorio:
una cupoletta bianca sulla cima della montagna. Decidiamo di deviare per dare
un’occhiata. I quattro chilometri segnalati per raggiungerlo sono tutti in
salita (ovviamente) e ringrazio che il carburante di questo 3000 turbo non lo
stia pagando io…
Con nostro stupore troviamo che accanto all’osservatorio
principale ce ne sono molti altri di piccole e medie dimensioni, probabilmente
supportano diversa attrezzatura per “ascoltare” e vedere lo spazio profondo. Ancora
più stupefacente è che l’ingresso all’osservatorio sia libero e gratuito! Non si
entra nella sala comandi, ma si può vedere da vicino la strumentazione, il
tutto corredato di pannelli didattici. Scopriamo così che questo è il più
grande e il più attrezzato osservatorio astronomico dell’emisfero australe,
finanziato tutto coi dollaroni statali che gli permette così di essere
corredato di tutta la strumentazione appena uscita sul mercato. Sospiro,
pensando a quanto sia generoso lo stato australiano riguardo a ricerca e sviluppo,
confrontandolo col nostro stato spilorcio e avido…
Dopo una mezz’oretta arriviamo al parco cercando un
percorso per salire in cima alla montagna (un vulcano spento), ma troviamo
ovunque la scritta “percorso chiuso causa incendio, pericolo caduta alberi”. Finalmente
riusciamo a trovare un percorso aperto, uno dei pochi riabilitati dalla guardia
forestale. Possiamo vedere da vicino i giganti bruciati, eucalipti tra i 15 e i
20 metri di altezza. Ma ecco che alcuni tronchi presentano delle foglioline
verdi intorno che sbocciano dai tronchi carbonizzati, altri invece stanno
rigenerando la corteccia e sono completamente bianchi, per terra una distesa di
nuove piantine alte appena dieci centimetri. Sapevo della capacità rigenerativa
della foresta australiana, ma vederla di persona è un’altra cosa: un paesaggio
spettrale, totalmente morto e che qualsiasi mente sana considererebbe definitivamente
compromesso, torna alla vita dalle sue ceneri e, anzi, continua a germogliare
sugli stessi tronchi carbonizzati!
Esprimendo questo mio stupore ai padroni di casa,
mi hanno detto che in alcuni posti la temperatura era tale da far sciogliere le
macchine, tanto che un loro conoscente aveva deciso, in memoria, di prendere la
sua auto semi-liquefatta, per appenderla ad un muro di casa come opera d’arte. Eppure,
nonostante quelle temperature, gli alberi a inizio stagione hanno rigenerato
ugualmente!
Qualche foto all’orizzonte mentre arriviamo alla
cima, poi il ritorno a casa, attenti ai canguri suicidi!
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