La settimana scorsa ci
eravamo lasciati che mi sollazzavo mentre aspettavo un colloquio.
E colloquio fu.
Martedì 15 gennaio, 10:45. Mi
dirigo baldanzoso al luogo dell'appuntamento. Un quarto d'ora d'anticipo, per
fare bella figura. Loro non si curano di fare altrettanto, ritardando di ben
quaranta minuti. Siamo in cinque: un irlandese, uno scozzese, un tedesco, un
norvegese e me medesimo.
Parrebbe l'inizio di una
barzelletta...
Invece di essere sottoposti a
colloquio, passiamo direttamente alla sessione informativa sul prodotto che
porteremo nelle case. La faccenda sembra facile: è una multipresa (una
ciabatta) con un timer che toglie la corrente elettrica alla TV e a qualsiasi
altro aggeggio annesso e connesso. È gratuito, perché pagato dal governo, e
servirebbe per abbattere le emissioni di biossido di carbonio derivate dal
consumo elettrico delle case. Per ogni presa installata ci vengono accreditati
10 dollari. Mi sembra fattibile, così decido di approfondire la questione
leggendo la documentazione fornitami. Sono l'unico a farlo... Sarà che sono
italiano, e mi aspetto la fregatura ad ogni angolo.
E infatti, eccola che spunta!
L'iPad che dobbiamo usare per
rappresentanza e per registrare le persone al programma governativo ci costa 25
dollari a settimana. Inoltre il cosiddetto Police Check, il controllo dei
nostri precedenti con la Legge, è a carico nostro: 39 dollari. Puntualizzo la
faccenda col manager, ma mi convinco che bastano solo sette prese per coprire
le spese. Accetto e firmo il mio primo contratto, mantenendo la promessa fatta
alla mia professoressa (di firmare il primo contratto con la penna che mi ha
regalato poco prima di partire). Ci sono altre clausole che non mi piacciono ma
decido di accettarle: non ho un lavoro, non sto facendo niente, meglio fare
poco che rimanere a secco!
Teoricamente avrei dovuto
iniziare il lunedì 21, ma mi viene data l’opportunità di iniziare subito e
accetto al volo.
Mercoledì 16. Si fanno le
scartoffie, il tesserino, una prima infarinata su come si approccia il cliente.
Il gruppo è formato da 8-9 ragazzi e ragazze provenienti da tutta Europa, due
team leaders e un team manager. Un team leader, Julien, francese, ci fa salire
sul suo sgangherato furgoncino Toyota, e partiamo allegrotti per destinazione
ignota. Dopo mezz’ora ci troviamo in un luogo pieno di villone e inizia per me
il training sul campo. Si suona al campanello o si bussa alla porta e, nei
primi 20 secondi, si deve convincere il “cliente” che vale la pena starci a
sentire.
Per me è una grande sfida
personale: odio quando si invadono i miei spazi privati, motivo per cui cerco
di infastidire il meno possibile il prossimo. Inoltre ci sono occasioni in cui
mi rivelo incredibilmente timido... decido che è arrivato il momento di
superare tutto questo e mi metto in gioco.
Suono i campanelli pregando
dentro di me che nessuno risponda, e vengo esaudito! Non c’è nessuno nelle
case. Ma ecco che incontro uno sventurato pensionato che stava prelevando la
posta dalla sua cassetta: mi avvicino, spiego la faccenda e il tizio accetta la
procedura, che consiste nel montare la presa, spiegare come funziona, prendere
alcune foto della presa e degli apparecchi collegati, compilare il modulo con i
dati personali e apporre una firma... mica
coteca! Cioè, è na robba seria!
La casa è stupenda... sbavo
dietro ogni dettaglio di questo piccolo paradiso di legno e cemento mentre
monto diligentemente il prodotto. Faccio tutto il dovuto, mi complimento per la
stupenda casa ed esco.
Ho piazzato la mia prima
presa! Sono riuscito a comunicare efficacemente e completare la procedura con
successo!
Continua la trafila di
campanelli, ora mi sento più a mio agio, se non fosse che a casa non c’è
nessuno. Cammino per chilometri da una porta all’altra, collezionando anche
qualche “no grazie”. Ma compaiono ancora più frequentemente quelli che hanno
già montato le prese della concorrenza! E anche tante! Rosico pensando al
guadagno mancato, mentre il morale scende, crescendo il sospetto che questo
lavoro sia solo una truffa. Nonostante questo cerco di volgerla in positivo: sto
imparando a parlare con gli sconosciuti e sto imparando a gestire il rifiuto...
cosa non da poco.
17:00. Ne ho installate solo tre. Mi sono appena ripagato l’affitto dell’iPad. Il
mio grado di felicità è sotto le suole. Altra villetta, altro campanello. Si presenta
una donna e incomincio il mio discorsetto. Si accorge del mio accento e mi
chiede di dove sono; rispondo “Italia!” e lei inizia a parlarmi in italiano! Si
chiacchiera dell’Italia per qualche minuto, poi mi chiede:
“Ma perché ti ritrovi a fare
questo lavoraccio?”
“Eh, Signora, questo sono
riuscito a trovare. Ho cercato di meglio ma i possessori di visto Working Holiday vengono considerati
principalmente come ragazzetti in vacanza.”
“Capisco, ma sono certa che
tu possa trovare di meglio. In ogni caso, guarda, la presa non mi interessa...
buona fortuna col lavoro!”
Sorrido, saluto e ringrazio
sportivamente: nemmeno io prenderei quella cavolo di presa. Mentre mi dirigo
alla casa successiva, quasi arrivato al campanello la signora in questione esce
di corsa e mi rincorre chiamandomi:
“Scusa! Ferma! Puoi venire un
attimo?”
“Ma certo! Che c’è?”
“Guarda, ho questo mio amico
italiano, Franco, che mi è venuto a trovare proprio ora. Sai, ha un ristorante e
cerca personale, gli ho parlato di te e ti vorrebbe parlare!”
Dentro di me faccio una
rondata, doppio flick e salto avvitato triplo; col sorriso a 32 denti mi dirigo
nuovamente verso la sua casa. Esce Franco, uomo dal volto sereno e amichevole. È
di Roma, e si sente! A Melbourne da venti e più anni ha sempre fatto il cuoco e
con la moglie ha aperto un ristorante di cucina romana in una località ad est di Melbourne. Necessita di
un cameriere e un lavapiatti. Chiedo se posso avere il sabato libero e...
risponde di sì!!! È fatta!
Mi offre il lavoro dal lunedì
al venerdì, mi da tutti i suoi recapiti, mi da la sua parola e mi dice:
“Mi raccomando, io ora per
quella posizione non cerco nessuno, quindi se non puoi fammelo sapere!”
Do la mia parola, sorrido e
vado alle case seguenti felice e contento!
Nonostante il ritrovato
entusiasmo non piazzo nessun’altra presa, ma ora me ne frego.
Giovedì 17. Mi sveglio con un
atroce dubbio: e se Franco non fosse di parola? Aspetto un orario ragionevole e
lo chiamo al cellulare, accampando la scusa che così almeno aveva il mio
numero, così se c’erano cambiamenti mi poteva far sapere. Felicissimo di
sentirmi e soddisfatto della mia serietà, conferma tutto, compreso il giorno in
cui ci incontreremo per la prova generale, un giorno prima che apra il ristorante
dopo le vacanze estive.
Un lavoro serio! E in cucina!
Ho sempre desiderato provare a lavorare seriamente in cucina! Non vedo l’ora di
iniziare!
Intanto continuo a lavorare
per l’ignobile lavoro porta a porta. Ancora una volta mi danno una via satura
di dispositivi della concorrenza. Ne piazzo solo 4... mi sono ripagato il
Police Check. Nel mentre scopro che mi piace tantissimo parlare con la gente:
mi sorridono, scambiano volentieri due chiacchiere. Il rifiuto è raro, riesco a
entrare facilmente in ogni casa. Il team manager ha il coraggio di redarguirmi per un’ora intera sostenendo che sia colpa mia se sono sotto le
aspettative. Sorrido mentre abbozzo ma me ne esco con una frase che rimarrà nella
sua memoria: “You can’t milk a stone” – non puoi mungere una pietra. Decido
comunque di andare a lavorare il giorno seguente, venerdì 18, non più per
migliorare le mie capacità di “vendita”, che sono decisamente buone e
funzionanti, ma per il puro gusto di suonare ai campanelli e farmi due chiacchiere,
ricevere qualche sorriso e qualche porta in faccia! Addirittura un australiano
mi dice, dopo mezz’ora di chiacchierata, che vorrebbe che in Australia ci
fossero più persone come me, per renderla una nazione migliore. Spettacolare!
Nonostante l’impegno non ne piazzo più di cinque: ancora una volta la via è
saturata dalla concorrenza. Ma sono felicissimo del contatto umano! Non ho più
ansia mentre aspetto che rispondano alla porta!
Ho superato i miei limiti...
ce l’ho fatta!