lunedì 28 gennaio 2013

Confuso



Sì, la parola giusta è "confuso". O almeno è il punto di inizio del mio attuale stato d'animo. Per farvi capire il perché, e per meglio capirlo anche io, è meglio snocciolare il discorso dal principio.

Nell'ultima puntata, mentre facevo porta a porta, avevo incontrato Franco, proprietario di un ristorante, che cercava sia un lavapiatti/aiuto cuoco che un cameriere, disposto a lasciarmi il sabato libero. Felice come una pasqua ho passato la settimana a saltellare come un capriolo, cosciente che avrei avuto un lavoro stabile e ben retribuito.

Oggi, lunedì, sono andato alle 8.00 al ristorante in questione.

Il ristornate in questione non è proprio dietro l'angolo: in linea d'aria sarebbero solo 15 chilometri, quindi 20 minuti di macchina col traffico intenso. Ma coi mezzi la questione è diversa: da casa alla stazione di Ormond (7 minuti); da Ormond a Richmond (25 minuti); cambio treno, da Richmond a Canterbury (15 minuti); a piedi fino al ristorante (30 minuti). A questo aggiungiamo che i treni di Melbourne tendono a non essere in orario e che tra treno e treno si può rimanere sulla banchina per una decina di minuti/quarto d'ora. Per farla breve, stamattina per arrivare alle 8:00 sono dovuto uscire di casa alle 6:25... I treni hanno fatto ritardo e ho dovuto recuperare correndo i 30 minuti finali in 20. Poco piacevole.
Ma che importa? L'importante è avere un lavoro, no?
Mi viene chiesto immediatamente di lavorare e accetto al volo: dalle 8:00 alle 15:00 un continuo lavare, asciugare, affettare, pelare... Mi piace, mi va bene.
Finita la giornata scatta l'offerta:
"Allora, te lavori dal martedì alla domenica..."
"No, ti avevo detto che il sabato non lavoravo"
"Oh porca miseria, e ora come faccio".
Scompare per qualche quarto d'ora, poi torna e mi dice che ha trovato chi copre il sabato. Tiro un sospiro di sollievo. Devo lavorare dal martedì al venerdì e la domenica, dalle 8 alle 16.
40 ore a settimana. 15 dollari l'ora. Alzo un sopracciglio, mi aspettavo di più.
"Ti va bene?"
Alzo entrambe le sopracciglia e rispondo: "Beh, ma crescono col tempo?"
"Beh, sì"
Ok, si può fare... E pagato al nero, cash... Non ci pago le tasse: 2400A$ mensili. Non mi piace stare al nero, pensavo che stavolta era la volta buona per avere un’offerta veramente interessante. Sì, non è il massimo ma si può fare. Vediamo quanto ci metterò a convincerlo del mio valore. Nel mentre ho i lunedì liberi per cercare opportunità più succulente. So che posso raggiungerle e le raggiungerò! E Franco rimpiangerà di non avermi offerto di più.

Ora sono a casa, distrutto. L'alzataccia alle 5:45, la giornata in piedi... Non ci ero più abituato! Ora la settimana continuerà con questo ritmo e scommetto che arriverò a sabato che farò fatica ad alzare le gambe da letto!
È lavoro, è pagato, è un ottimo punto di partenza. E intanto rubo il mestiere con gli occhi!
Non mi hanno chiesto né quanti anni ho, né cosa ho studiato... secondo me non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello che si sono messi un archeologo in cucina!

martedì 22 gennaio 2013

Settimana interessante...


La settimana scorsa ci eravamo lasciati che mi sollazzavo mentre aspettavo un colloquio.
E colloquio fu.

Martedì 15 gennaio, 10:45. Mi dirigo baldanzoso al luogo dell'appuntamento. Un quarto d'ora d'anticipo, per fare bella figura. Loro non si curano di fare altrettanto, ritardando di ben quaranta minuti. Siamo in cinque: un irlandese, uno scozzese, un tedesco, un norvegese e me medesimo.
Parrebbe l'inizio di una barzelletta...
Invece di essere sottoposti a colloquio, passiamo direttamente alla sessione informativa sul prodotto che porteremo nelle case. La faccenda sembra facile: è una multipresa (una ciabatta) con un timer che toglie la corrente elettrica alla TV e a qualsiasi altro aggeggio annesso e connesso. È gratuito, perché pagato dal governo, e servirebbe per abbattere le emissioni di biossido di carbonio derivate dal consumo elettrico delle case. Per ogni presa installata ci vengono accreditati 10 dollari. Mi sembra fattibile, così decido di approfondire la questione leggendo la documentazione fornitami. Sono l'unico a farlo... Sarà che sono italiano, e mi aspetto la fregatura ad ogni angolo.
E infatti, eccola che spunta!
L'iPad che dobbiamo usare per rappresentanza e per registrare le persone al programma governativo ci costa 25 dollari a settimana. Inoltre il cosiddetto Police Check, il controllo dei nostri precedenti con la Legge, è a carico nostro: 39 dollari. Puntualizzo la faccenda col manager, ma mi convinco che bastano solo sette prese per coprire le spese. Accetto e firmo il mio primo contratto, mantenendo la promessa fatta alla mia professoressa (di firmare il primo contratto con la penna che mi ha regalato poco prima di partire). Ci sono altre clausole che non mi piacciono ma decido di accettarle: non ho un lavoro, non sto facendo niente, meglio fare poco che rimanere a secco!
Teoricamente avrei dovuto iniziare il lunedì 21, ma mi viene data l’opportunità di iniziare subito e accetto al volo.

Mercoledì 16. Si fanno le scartoffie, il tesserino, una prima infarinata su come si approccia il cliente. Il gruppo è formato da 8-9 ragazzi e ragazze provenienti da tutta Europa, due team leaders e un team manager. Un team leader, Julien, francese, ci fa salire sul suo sgangherato furgoncino Toyota, e partiamo allegrotti per destinazione ignota. Dopo mezz’ora ci troviamo in un luogo pieno di villone e inizia per me il training sul campo. Si suona al campanello o si bussa alla porta e, nei primi 20 secondi, si deve convincere il “cliente” che vale la pena starci a sentire.
Per me è una grande sfida personale: odio quando si invadono i miei spazi privati, motivo per cui cerco di infastidire il meno possibile il prossimo. Inoltre ci sono occasioni in cui mi rivelo incredibilmente timido... decido che è arrivato il momento di superare tutto questo e mi metto in gioco.
Suono i campanelli pregando dentro di me che nessuno risponda, e vengo esaudito! Non c’è nessuno nelle case. Ma ecco che incontro uno sventurato pensionato che stava prelevando la posta dalla sua cassetta: mi avvicino, spiego la faccenda e il tizio accetta la procedura, che consiste nel montare la presa, spiegare come funziona, prendere alcune foto della presa e degli apparecchi collegati, compilare il modulo con i dati personali e apporre una firma... mica coteca! Cioè, è na robba seria!
La casa è stupenda... sbavo dietro ogni dettaglio di questo piccolo paradiso di legno e cemento mentre monto diligentemente il prodotto. Faccio tutto il dovuto, mi complimento per la stupenda casa ed esco.

Ho piazzato la mia prima presa! Sono riuscito a comunicare efficacemente e completare la procedura con successo!

Continua la trafila di campanelli, ora mi sento più a mio agio, se non fosse che a casa non c’è nessuno. Cammino per chilometri da una porta all’altra, collezionando anche qualche “no grazie”. Ma compaiono ancora più frequentemente quelli che hanno già montato le prese della concorrenza! E anche tante! Rosico pensando al guadagno mancato, mentre il morale scende, crescendo il sospetto che questo lavoro sia solo una truffa. Nonostante questo cerco di volgerla in positivo: sto imparando a parlare con gli sconosciuti e sto imparando a gestire il rifiuto... cosa non da poco.
17:00. Ne ho installate solo tre. Mi sono appena ripagato l’affitto dell’iPad. Il mio grado di felicità è sotto le suole. Altra villetta, altro campanello. Si presenta una donna e incomincio il mio discorsetto. Si accorge del mio accento e mi chiede di dove sono; rispondo “Italia!” e lei inizia a parlarmi in italiano! Si chiacchiera dell’Italia per qualche minuto, poi mi chiede:
“Ma perché ti ritrovi a fare questo lavoraccio?”
“Eh, Signora, questo sono riuscito a trovare. Ho cercato di meglio ma i possessori di visto Working Holiday vengono considerati principalmente come ragazzetti in vacanza.”
“Capisco, ma sono certa che tu possa trovare di meglio. In ogni caso, guarda, la presa non mi interessa... buona fortuna col lavoro!”
Sorrido, saluto e ringrazio sportivamente: nemmeno io prenderei quella cavolo di presa. Mentre mi dirigo alla casa successiva, quasi arrivato al campanello la signora in questione esce di corsa e mi rincorre chiamandomi:
“Scusa! Ferma! Puoi venire un attimo?”
“Ma certo! Che c’è?”
“Guarda, ho questo mio amico italiano, Franco, che mi è venuto a trovare proprio ora. Sai, ha un ristorante e cerca personale, gli ho parlato di te e ti vorrebbe parlare!”
Dentro di me faccio una rondata, doppio flick e salto avvitato triplo; col sorriso a 32 denti mi dirigo nuovamente verso la sua casa. Esce Franco, uomo dal volto sereno e amichevole. È di Roma, e si sente! A Melbourne da venti e più anni ha sempre fatto il cuoco e con la moglie ha aperto un ristorante di cucina romana in una località ad est di Melbourne. Necessita di un cameriere e un lavapiatti. Chiedo se posso avere il sabato libero e... risponde di sì!!! È fatta!
Mi offre il lavoro dal lunedì al venerdì, mi da tutti i suoi recapiti, mi da la sua parola e mi dice:
“Mi raccomando, io ora per quella posizione non cerco nessuno, quindi se non puoi fammelo sapere!”
Do la mia parola, sorrido e vado alle case seguenti felice e contento!

Nonostante il ritrovato entusiasmo non piazzo nessun’altra presa, ma ora me ne frego.

Giovedì 17. Mi sveglio con un atroce dubbio: e se Franco non fosse di parola? Aspetto un orario ragionevole e lo chiamo al cellulare, accampando la scusa che così almeno aveva il mio numero, così se c’erano cambiamenti mi poteva far sapere. Felicissimo di sentirmi e soddisfatto della mia serietà, conferma tutto, compreso il giorno in cui ci incontreremo per la prova generale, un giorno prima che apra il ristorante dopo le vacanze estive.
Un lavoro serio! E in cucina! Ho sempre desiderato provare a lavorare seriamente in cucina! Non vedo l’ora di iniziare!
Intanto continuo a lavorare per l’ignobile lavoro porta a porta. Ancora una volta mi danno una via satura di dispositivi della concorrenza. Ne piazzo solo 4... mi sono ripagato il Police Check. Nel mentre scopro che mi piace tantissimo parlare con la gente: mi sorridono, scambiano volentieri due chiacchiere. Il rifiuto è raro, riesco a entrare facilmente in ogni casa. Il team manager ha il coraggio di redarguirmi per un’ora intera sostenendo che sia colpa mia se sono sotto le aspettative. Sorrido mentre abbozzo ma me ne esco con una frase che rimarrà nella sua memoria: “You can’t milk a stone” – non puoi mungere una pietra. Decido comunque di andare a lavorare il giorno seguente, venerdì 18, non più per migliorare le mie capacità di “vendita”, che sono decisamente buone e funzionanti, ma per il puro gusto di suonare ai campanelli e farmi due chiacchiere, ricevere qualche sorriso e qualche porta in faccia! Addirittura un australiano mi dice, dopo mezz’ora di chiacchierata, che vorrebbe che in Australia ci fossero più persone come me, per renderla una nazione migliore. Spettacolare!
Nonostante l’impegno non ne piazzo più di cinque: ancora una volta la via è saturata dalla concorrenza. Ma sono felicissimo del contatto umano! Non ho più ansia mentre aspetto che rispondano alla porta!

Ho superato i miei limiti... ce l’ho fatta!

martedì 15 gennaio 2013

Ora d'aria


Aria, cielo blu, qualche nuvoletta all'orizzonte, binari che rettilinei si perdono nella distanza. La campana del passaggio a livello suona. Il mio treno arriva. 
Ho passato una settimana intera in reclusione, costruendo fin nel minimo dettaglio il mio curriculum in inglese, un formato molto diverso da quello a cui ero abituato, molto difficile da scrivere se non si hanno le idee chiare su se stessi e su cosa si voglia dalla vita. 
Immaginate quindi il casino che mi è passato in testa quando ho dovuto fare ordine per trovare un filo comune alle mie esperienze! L'unica cosa in cui veramente vanto continuità è la frequenza con cui passo da un ambiente a un altro. Certo, vuol dire che sono flessibile, ma è una caratteristica poco ricercata dai datori di lavoro. Grazie al cielo, ogni volta che sono entrato in un progetto, ho stupito e mi sono stupito di me stesso, lasciando dietro di me una scia di persone che mi ricordano con affetto, qualcuna con nostalgia, tutte pronte a testimoniare il mio valore in caso ce ne sia bisogno. Ed è dalla memoria degli altri che ho dovuto ricostruire chi sono e di cosa sono capace. 

E ora?

E ora, finalmente, un po' di riposo! Esco a sentire l'aria tra i capelli, il sole sulla pelle, a parlare con qualcuno... vivere, almeno un pochino. 

Intanto dall'Italia mi dicono che l'Australia brucia, che ci sono tempeste di sabbia e caldo infernale... 
Vi deluderà allora sapere che sono con una maglietta a maniche lunghe e non fanno più di 23 gradi!
Intanto è arrivata la prima risposta alle decine di CV inviati e domani avrò finalmente un colloquio! Ancora una volta sarà per qualcosa che non ho mai fatto. 
Stupirò ancora una volta me stesso e gli altri? 
Chissà.
Nel mentre mi metto a leggere un libro al parco, mi riposo, respiro... Me lo merito.

mercoledì 9 gennaio 2013

Anno nuovo, vita vecchia?


Non è tutto oro quello che luccica, dicevano gli antichi, allo stesso modo un viaggio verso la speranza non è tutta gioia. Anzi, è la speranza che ti tiene a galla nei momenti bui del viaggio.

E questo per me è un momento buio a sufficienza. Ho fatto male i calcoli e ora ne pago le conseguenze: mi avevano detto che era facile trovare lavoro, ed è vero, molto più facile che in Italia. Ma mi avevano anche detto che dicembre e gennaio erano i mesi morti, quelli di vacanza... soprattutto dicembre. Io, stupidamente ottimista, mi sono detto “ma sì, che sarà mai. Anche in Italia per l’estate si rallenta un po’, ma mica si ferma tutto!”... e invece qui si ferma tutto sul serio. Ho passato un mese a spargere curricula per niente, perché tanto nessuno era nella modalità “assumiamo”. 

Così, dopo un mesetto, mi trovo con l’entusiasmo un po’ a terra e, come una macchina con le ruote bucate, avanzo lento sulla corsia d’emergenza sperando che ci sia un’area di servizio subito dopo la curva.
Mi basterebbe poco: un lavoro, anche part-time. Solo che non so in che ambito... 

Nel mentre i cugini mi viziano, portandomi a spasso e facendomi conoscere l’aspetto più bello di questo enorme isolone: la natura. Così, giovedì e venerdì, sono andato in spiaggia. 


Orbene, codesta spiaggia trovasi situata in una placida baia, posto tranquillissimo in cui l’apparizione di squali è cosa assai rara per il seguente motivo: di fronte c’è la ben nota Phillip Island, isola su cui approdano i pinguini. Accanto c’è l’isola delle foche, che si nutrono dei teneri pinguini. Di fronte l’isola delle morbide foche, l’oceano è infestato dagli squali, ghiotti di foche troppo impegnate nella caccia al pinguino e quindi incuranti del pericolo. Proprio in quelle acque si aggirano i pescherecci, che tirano su gli sprovveduti squali per consegnarli a tutti i fish & chips presenti su questo lato di costa, dove si può comprare per pochi dollari il filetto di squalo fritto.

Insomma, a un paio di chilometri dalla spiaggia in cui mi stavo sollazzando, sguazzando come un bambino nell’acqua troppo fredda per i miei gusti ma “un brodino” per la gente del posto, si stavano perpetrando i più efferati pinguinicidi, fochicidi e squalicidi in nome e per l’ottemperamento della legge di sopravvivenza, in cui non è che sopravviva il più forte, ma viene mangiato il più distratto. 

Nella mia testa riecheggia la musica del Re Leone, mentre penso a Simba innalzato da Rafiki e al cerchio della vita...


La sera scorre tranquilla, tra un barbecue, chiacchiere e risate, poi torniamo a passeggiare sulla spiaggia in notturna. Sulla strada incontriamo alcuni opossum, ma non faccio in tempo a fotografarne nemmeno uno. La spiaggia regala una visione romantica, con il cielo rischiarato dalle stelle... Costellazioni che non conosco, tranne Orione che da sempre guarda l’umanità su entrambi gli emisferi. Imparo a riconoscere la Croce del Sud, costellazione che fa le veci del Carro Minore dell’emisfero boreale, che segnala ai viaggiatori notturni la direzione per l'Antartico. L’aria profuma di salsedine ed eucalipto, la brezza è lieve e si sta bene con la sola camicia. La bassa marea ha lasciato tanta spiaggia su cui camminare, posto per sedersi, per riflettere. Grazie al cielo ci sono i miei cugini e i loro amici... troppo riflettere mi farebbe sicuramente male. 

Sorrido, ora che ripenso a quei due giorni... sono stato benissimo. Ora invece sono qui che mi dispero, sperando che mi piova in testa un lavoro dalle decine e decine di CV che ho mandato in giro.

Ma che mi dispero a fare? Meglio piuttosto mandare altri CV in giro per l’Australia! 
Le lacrime non hanno mai mosso i mulini ad acqua e i sospiri non hanno mai spostato i mulini a vento.