Sappiamo tutti che in Italia, e generalmente in Europa, le soffitte di
casa sono camminabili. Sicuramente polverose, spesso con tubi e corrugati,
qualcuna ancora coi cassoni dell’acqua in eternit, ma indubbiamente
camminabili. Ma non è così in tutto il mondo.
I padroni di casa sono andati via un week end, lasciandoci nuovamente
la proprietà in custodia. Prima di partire ci informano che la malefica
cagnetta dallo scarso intelletto, l’ultima volta che se ne sono andati, per
ripicca ha tappezzato affettuosamente il mezzo metro quadrato di moquette del
disimpegno del piano superiore dei suoi “ricordini”, sia solidi che liquidi.
Così, il venerdì sera, prima di andare a dormire, decido di prevenire
lo scempio a salgo al piano di sopra. Il piccolo disimpegno dà su due sole
porte: una per l’ufficio della padrona di casa, l’altro per la soffitta. Convinto
che in ufficio non avrei trovato nulla per sbarrare la strada dell’infame
cagnetto, mi dirigo in soffitta. Ecco all’orizzonte vedo risplendere una
valigia apparentemente abbastanza grossa da impedire il passaggio. Muovo un
passo, un altro, un altro ancor…CRACK!
Balzo felino all’indietro, stupore, comprensione del danno. Da sotto
Ame mi grida qualcosa mentre mi metto le mani tra i capelli. Già, in Australia
i soffitti sono fatti di cartongesso, come tutto il resto, per cui se metti un
piede nel posto sbagliato sei fregato. Guardo Amélie dal buco, scendo di sotto,
guardo il buco.
Per qualche assurda coincidenza non siamo soli: c’è anche un amico di
Peter e Sarah che pernotta. Guarda il buco, guarda me. Ci mettiamo a ridere
anche se in realtà sono molto preoccupato. Una risata nervosa, ma la situazione
è talmente stupida che ridere è il minimo. Ormai il danno è fatto ed è tardi,
per cui andiamo tutti a letto. Non riuscendo a prendere sonno decido di pensare
subito come intendo agire e, trovata la soluzione, finalmente riesco a prendere
sonno.
La mattina il buco è ancora lì. Non era un brutto sogno. Non avendo la
faccia di dire ai padroni di casa “guardate, ho fatto un danno”, decido di far
scomparire il misfatto. Guardo Julian, l’ospite, e gli dico: “se riesco a farlo
scomparire, mi fai una referenza su LinkedIn!”. Lui ride e annuisce, lasciando
trapelare incredulità.
Andiamo in città, prendiamo dello stucco mentre il resto lo abbiamo
già. Scala a libretto sotto, tanta pazienza, un bel respiro profondo e si
inizia il lavoro: prima scontornando i tre pezzi spaccati, in modo da togliere
gli eccessi ormai rotti, poi fissandoli al resto con tre tavole di legno e viti
e, infine, la stuccatura. Julian passa durante quest’ultima fase, alza gli
occhi al soffitto e dice: “umm non sembra male”.
In 20 minuti inizia a tirare e si può dare la prima sgrossata; in
realtà col clima asciutto di Gunnedah in mezz’ora riesco tranquillamente a
passare la carta vetrata e, dopo un’oretta, passo già la seconda mano di
stucco. In due ore è tutto liscio. Julian intanto sta studiando nella sua
camera. Preparo la vernice, do una spolverata al soffitto e inizio a passare il
rullo. È ormai sera, Julian esce dalla sua stanza e guarda in alto… il suo
sguardo si sposta lungo il soffitto mentre la sua espressione vira allo
stupore: mi guarda e mi dice: “che fine ha fatto!”. Sorrido, totalmente bianco
di polvere e gli dico: “ora sei pronto a farmi una referenza su LinkedIn?”
Bisogna ammettere che mettendo la luce in determinate angolazioni si
vede un’ombreggiatura, ma la realtà è che il danno passa totalmente
inosservato. Alle otto di sera do l’ultima mano di vernice: 24 ore dal danno e
niente sembra successo!
Il giorno dopo tornano i padroni di casa, il danno passa totalmente
inosservato e anche dopo averglielo detto e averglielo fatto cercare, fanno
fatica a trovarlo. In realtà sono anche molto felici che non mi sia fatto male,
cosa a cui non avevo minimamente pensato… io sono solo felice di essere
riuscito a risolvere un problema del genere in tempo record, senza aver perso
la stima di chi mi ospita!
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