Adelaide è un
posto incredibilmente tranquillo. Dopo un paio di giorni capisco perché a
Melbourne la chiamino “paese” più che città: non c’è frenesia, dopo le sei di
sera la maggior parte dei negozi chiude, è piccolina e, visto il mercato, il
museo e la cattedrale non c’è rimasto più un granché da vedere.
Il museo in
realtà merita attenzione: è grande, ben fatto e ha circa un duemila metri
quadrati dedicati alla cultura aborigena, con tanto di filmati e ottime
didascalie veramente esplicative… penso sia capitato anche a voi di andare a un
museo, vedere un vaso, andare poi alla didascalia per saperne di più e leggere
“vaso” e pensare “Ma no, veramente? Non l’avrei mai detto!”. Il museo di
Adelaide invece si prodiga in spiegazioni di come, da chi e quando venivano
utilizzati i vari strumenti, con grande risalto all’aspetto culturale, sacro e
cerimoniale di molti degli oggetti esposti.
Notevole è stato il mio primo
contatto con un aborigeno, impiegato nel museo come custode: guardava beato un
filmato in cui parlava una donna aborigena, sorrideva, poi si gira verso di me
e mi dice “la conosco, siamo della stessa tribù, sono felice di vederla”. Non
gli avevo chiesto niente io, ma si è sentito in dovere di giustificare il suo
sorriso, o di presentare la sua amica… chissà. In ogni caso l’evento mi ha
fornito il pretesto per chiedere il significato di una parola molto utilizzata
dagli aborigeni: dreaming – il sogno.
Se vi interessate anche solo lontanamente a questa antica cultura saprete che
utilizzano la parola “sogno” per praticamente ogni cosa che sia relativo al
loro mondo magico/spirituale. Il tempo del principio è il tempo del sogno; gli
antenati sono nel sogno e fanno parte del sogno; le loro mappe del territorio
sono racconti chiamati linee del sogno… e così via. Così la mia domanda è
stata: “cos’è sogno”. Mi ha guardato
stupito così ho precisato che veramente non lo sapevo e che non riuscivo a
capire cosa fosse sogno nella loro
cultura. La risposta è stata enigmatica: sogno
è la terra, l’aria, l’acqua e il fuoco, sogno
sono gli antenati e i tempi degli antenati dove tutto era perfetto, e tutto
questo è la legge. La legge è sogno.
Non so voi cosa
possiate pensarne di una frase del genere. Curiosamente la risposta per me è
stata soddisfacente e chiara. Ma lascio a voi la vostra personale
interpretazione.
Ad ogni modo, se
passate per Adelaide, rinomata per il suo mercato della frutta… non andate a
comprare la frutta. Vi spelleranno vivi con prezzi superiori a qualsiasi altro
posto abbia visitato finora! Invece vale la pena passeggiare per il giardino
botanico, ma non se c’è la rinomata gara dei motori V8: in tale occasione il
rumore si propagherà senza pietà per tutta la pianura impedendo il riposo dei
timpani anche a chilometri di distanza. Cercavamo un po’ di pace nel parco e
invece degli uccellini e il rumore del vento sembrava di avere le orecchie su
una marmitta.
I giorni passano
in fretta e si deve tornare a Melbourne, ma passando per Mount Gambier. Dirottiamo
di un centinaio di chilometri per vedere questo lago vulcanico incredibilmente
blu. In realtà i laghi vulcanici nella stessa area sono tre, ma solo uno ha
questa colorazione viva, pare a causa del fondale basaltico (anche se mi chiedo
come mai gli altri non dovrebbero avercelo).
Lo spettacolo è
bellissimo ed è valsa certamente tutti i chilometri in più percorsi.
Arrivati a Melbourne
i giorni passano senza una risposta; domenica, lunedì, martedì… finalmente mercoledì
arriva la chiamata tanto attesa: mi hanno preso! Mi hanno preso all’Hilton! E chi
se lo sarebbe aspettato!
Si va così a fare
shopping: un paio di scarpe eleganti ma comode, due paia di pantaloni eleganti,
qualcosa che mi tenga in ordine i capelli, che ormai hanno superato le spalle.
E poi, il primo
giorno di lavoro.
Senza esperienza,
in un cinque stelle, a fare il cameriere. La prima giornata assegnata è di 10
ore ed è un’esposizione dentro l’albergo: avete mai provato a girare in mezzo
alla gente con un vassoio con dieci bicchieri di cristallo sopra?
Io no. Non ci
avevo nemmeno mai pensato.