Seduto
comodamente su un divano di pelle nera mangio fragole con la panna, mentre
guardo dalla finestra la pioggia cadere sul lago. Un paio di ciocchi di legna
crepitano nel caminetto di mattoni scaldando l’enorme sala da pranzo... mi sa
che mi sfugge qualcosa...
Guardo Amélie e
insieme scoppiamo a ridere, pensando a dove siamo e come ci siamo arrivati!
Nell’ultima
puntata eravamo andati per vinerie in cerca di lavoro e, proprio il giorno dopo
aver pubblicato, siamo stati chiamati per un colloquio a Blue Pyrenees, una
delle maggiori aziende produttrici di vino del Victoria e ci è stato offerto a
entrambi un posto di lavoro! Inizialmente si sono tenuti sul cauto e ci hanno
detto che c’erano solo due settimane di lavoro ma già al secondo giorno, dopo
aver visto di che pasta siamo fatti, ci hanno detto che rimarremo per molto di
più.
Il giorno del
colloquio stavamo andando all’appuntamento in bicicletta (8 km) e, ormai
arrivati, una macchina rallenta e ci si ferma accanto. Abbassa il finestrino e
un uomo di mezza età dal volto aperto e sorridente dice in perfetto italiano “buona
sera!”. Spalanco gli occhi, sorrido e con faccia stupita replico “ci
conosciamo?”.
Il signore scuote
la testa e comincia a parlare in inglese, dicendo che ha letto il nostro CV e
che ci saremmo visti a breve al suo ufficio. Lì scopriamo che è il “viticoltore”,
si chiama Sean ed è il manager delle vigne e supervisore della produzione. Ci presenta
Hazelie, la manager della produzione e quella che diventerà il nostro diretto
superiore. Entrambi sono molto sorridenti e aperti, come la maggior parte dello
staff...
Il nostro lavoro consiste
nell’assistere in tutti i processi produttivi che vanno dallo spostamento delle
bottiglie (già invecchiate) all’inscatolamento del prodotto finito ed
etichettato, pronto per essere spedito e venduto. Sembra poco, ma c’è da
stupirsi di quanti passi ci siano dietro una bottiglia di vino, e ancora di più
ce ne sono dietro una bottiglia di spumante o vino frizzante!
Ma questo non
spiega come siamo arrivati nella “Lake House”, il cottage in cui siamo, in
mezzo alle vigne. Impiegati a tempo pieno nell’area produttiva della vineria,
ci rimane ancora la domenica per lavorare nella casa di Mark dove abitiamo
usualmente. Dato che il soffitto è in un materiale parecchio inusuale (truciolato)
e sbriciola parecchio, Mark ha chiamato una persona per dipingerlo a spruzzo. Questo
significa che era necessario evacuare casa per una settimana. Sapendo che molte
attività di campagna dispongono di alloggi per i lavoratori stagionali, Mark ci
ha suggerito di farne richiesta. Così, timidamente, siamo andati a chiedere
prima ad Hazelie, la quale ci ha spedito dubito in direzione. Lì arriva Sean
che sorridente ci dice che non c’è nessun problema a prenotare per noi la Lake
House...
... Prenotare?
Già. Ci viene
spiegato che un tempo era la casa per i lavoratori stagionali ma che era stata
da tempo trasformata in degna residenza per ospiti di un certo calibro.
Deglutisco e chiedo “dobbiamo pagare qualcosa?” Gran sorriso e risposta
negativa. È tutta per noi ed è gratis! Come se non bastasse, Sean ne approfitta
per invitarci a cena a casa sua domenica sera! Ovviamente accettiamo.
Sabato sera,
prima di andare a dormire mi metto a compilare la domanda per il visto. Visita medica
e controllo dei precedenti penali sono necessari solo in casi sospetti. Dopo 420
dollari e due ore di tempo arriva nella mia casella di posta elettronica la
risposta dal Ministero dell’Immigrazione.
Mi è stato
accordato il visto per rimanere un altro anno in Australia!
Tante porte si
sono aperte una dietro l’altra, in una maniera umanamente inconcepibile... ora
cavalchiamo l’onda e vediamo dove ci porterà!