martedì 19 novembre 2013

Di-vino



Seduto comodamente su un divano di pelle nera mangio fragole con la panna, mentre guardo dalla finestra la pioggia cadere sul lago. Un paio di ciocchi di legna crepitano nel caminetto di mattoni scaldando l’enorme sala da pranzo... mi sa che mi sfugge qualcosa...

Guardo Amélie e insieme scoppiamo a ridere, pensando a dove siamo e come ci siamo arrivati!



Nell’ultima puntata eravamo andati per vinerie in cerca di lavoro e, proprio il giorno dopo aver pubblicato, siamo stati chiamati per un colloquio a Blue Pyrenees, una delle maggiori aziende produttrici di vino del Victoria e ci è stato offerto a entrambi un posto di lavoro! Inizialmente si sono tenuti sul cauto e ci hanno detto che c’erano solo due settimane di lavoro ma già al secondo giorno, dopo aver visto di che pasta siamo fatti, ci hanno detto che rimarremo per molto di più.



Il giorno del colloquio stavamo andando all’appuntamento in bicicletta (8 km) e, ormai arrivati, una macchina rallenta e ci si ferma accanto. Abbassa il finestrino e un uomo di mezza età dal volto aperto e sorridente dice in perfetto italiano “buona sera!”. Spalanco gli occhi, sorrido e con faccia stupita replico “ci conosciamo?”.

Il signore scuote la testa e comincia a parlare in inglese, dicendo che ha letto il nostro CV e che ci saremmo visti a breve al suo ufficio. Lì scopriamo che è il “viticoltore”, si chiama Sean ed è il manager delle vigne e supervisore della produzione. Ci presenta Hazelie, la manager della produzione e quella che diventerà il nostro diretto superiore. Entrambi sono molto sorridenti e aperti, come la maggior parte dello staff...



Il nostro lavoro consiste nell’assistere in tutti i processi produttivi che vanno dallo spostamento delle bottiglie (già invecchiate) all’inscatolamento del prodotto finito ed etichettato, pronto per essere spedito e venduto. Sembra poco, ma c’è da stupirsi di quanti passi ci siano dietro una bottiglia di vino, e ancora di più ce ne sono dietro una bottiglia di spumante o vino frizzante!



Ma questo non spiega come siamo arrivati nella “Lake House”, il cottage in cui siamo, in mezzo alle vigne. Impiegati a tempo pieno nell’area produttiva della vineria, ci rimane ancora la domenica per lavorare nella casa di Mark dove abitiamo usualmente. Dato che il soffitto è in un materiale parecchio inusuale (truciolato) e sbriciola parecchio, Mark ha chiamato una persona per dipingerlo a spruzzo. Questo significa che era necessario evacuare casa per una settimana. Sapendo che molte attività di campagna dispongono di alloggi per i lavoratori stagionali, Mark ci ha suggerito di farne richiesta. Così, timidamente, siamo andati a chiedere prima ad Hazelie, la quale ci ha spedito dubito in direzione. Lì arriva Sean che sorridente ci dice che non c’è nessun problema a prenotare per noi la Lake House...



... Prenotare?



Già. Ci viene spiegato che un tempo era la casa per i lavoratori stagionali ma che era stata da tempo trasformata in degna residenza per ospiti di un certo calibro. Deglutisco e chiedo “dobbiamo pagare qualcosa?” Gran sorriso e risposta negativa. È tutta per noi ed è gratis! Come se non bastasse, Sean ne approfitta per invitarci a cena a casa sua domenica sera! Ovviamente accettiamo.





Sabato sera, prima di andare a dormire mi metto a compilare la domanda per il visto. Visita medica e controllo dei precedenti penali sono necessari solo in casi sospetti. Dopo 420 dollari e due ore di tempo arriva nella mia casella di posta elettronica la risposta dal Ministero dell’Immigrazione.



Mi è stato accordato il visto per rimanere un altro anno in Australia!



Tante porte si sono aperte una dietro l’altra, in una maniera umanamente inconcepibile... ora cavalchiamo l’onda e vediamo dove ci porterà!

martedì 5 novembre 2013

Avoca



Come previsto il nostro ritorno a Melbourne è stato felicemente accolto da tutta la famiglia! Abbracci, baci, tante chiacchiere ma soprattutto... CIBO!!! Cibo buono, cucinato come si deve, bello saporito e di bell’aspetto!

Ma non c’è solo il cibo italiano e la famiglia a Melbourne: c’è anche il freddo. Partiti in pantaloncini e maglietta dal Queensland, arriviamo attraversando una fitta coltre di nubi. Al di sotto, dieci miseri gradi centigradi, vento e pioggia manco fossimo in Irlanda. Fa freddo pure con la giacca. Non ci eravamo più abituati al clima assurdo di questa città.

Domenica incontriamo Mark e andiamo insieme ad Avoca, piccolissimo centro proprio sotto i cosiddetti “Blue Pyrenees”, regione vinicola con clima e suoli simili a quelli dei Pirenei del nostro emisfero. La casa da ristrutturare ha ospitato per sei anni una famiglia di sfasciacarrozze senza presenza femminile, per cui le condizioni dello stabile necessitano di approfondita pulizia e cura. Passiamo così la prima settimana tra lavaggio di muri, interni ed esterni, e piazzale. Dopo tantissimo olio di gomito scopriamo che la maggior parte delle sale non richiederà nuove mani di vernice e anche l’esterno, tutto sommato, è più che recuperabile!

Nel mentre Mark ci racconta che questa era un’area molto famosa presso i cercatori d’oro: fino alla metà del secolo scorso, intere famiglie emigravano in quest’area per tentare la fortuna, cercando il metallo prezioso camminando per campi e montagne, facendosi assumere in miniera o accovacciandosi a bordo fiume con la classica scodella di metallo per racimolare qualche grammo di polvere. Oggi la gente viene per curiosità, per provare l’emozione di andare a caccia della pepita; affitta un metal detector, una stanza al motel e si mette a passeggiare tutto il giorno tra boschi e pianure. C’è ancora qualcuno che trova qualcosa, ma nessuno pretende di vivere con quello che trova. Durante i tempi (beh, è il caso di dirlo) d’oro, è stata trovata una pepitona alta mezzo metro, larga 35 cm e spessa 25 cm... oggi una replica si può trovare nella biblioteca di Avoca, assieme alle repliche di altre famosissime pepite.

Domenica ne approfittiamo per andare a presentarci di persona nelle aziende vinicole. Il primo tentativo è infruttuoso, ma il proprietario ha una passione sfrenata per gli animali locali, così ci presenta i suoi dingo (varietà montana, molto simili alle iene) e i suoi due canguri domestici che si fanno accarezzare come fossero cani!

Il secondo tentativo porta solo a un contatto telefonico che presto verificheremo, mentre il terzo promette bene: stanno cercando personale e hanno appena messo l’annuncio sui giornali locali! Abbiamo mandato i nostri cv e a breve telefoneremo. Pare che ci sia anche un bar che ha bisogno di personale e in settimana andremo a verificare di persona di cosa si tratta.

Insomma, le cose non vanno affatto male e anzi permettono di pensare positivo. Avevo deciso di non rinnovare il visto se non si fossero presentate opportunità lavorative e ora, già con il lavoro che stiamo facendo per Mark, ho abbastanza soldi per rinnovare il visto e affrontare eventuali spese per controlli medici! Pare quindi che rimarremo almeno fino alla fine del visto di Amélie (Febbraio), se non di più. Tutto dipenderà dalle opportunità che si presenteranno e dalle porte che si apriranno.

Certe volte si mandano centinaia di cv senza avere risposta, poi basta una sola telefonata e si apre un portone, proprio come è successo con Mark. È nostro dovere bussare ad ogni porta, ma non siamo noi che decidiamo quando se ne aprirà una. È un esercizio di pazienza e perseveranza, con una fiducia inesauribile che in un modo o nell’altro... andrà tutto per il verso giusto!