lunedì 3 novembre 2014

Quello che non volevo dire.



Eccomi di nuovo qua. È passato tanto, troppo tempo dall’ultimo post, e ogni settimana pensavo a come attaccare il nuovo pezzo, cosa scrivere ma, soprattutto, quando scrivere. E se potevo lavorare sulle prima due, l’ultima, il “quando”, era cosa parecchio complessa da risolvere.

Non che non avessi tempo. Finito il lavoro all’Hilton avevo montagne di tempo, anche troppo. Così tanto che la prima settimana mi sono ammalato. Me lo sono preso come meritato riposo. Sono umano anche io, no?
No. Giusto. Io non sono umano.
Infatti, dalla settimana successiva mi sono messo per ore e ore ogni giorno a dedicarmi a quella che considero la mia prossima professione: 3D Visualizer. Così, senza risparmio, mi sono buttato a capofitto nella grafica, cercando di imparare in breve tempo quello che i normali umani imparano in anni di pratica. Come dicevamo io non sono proprio umano e cerco di dimostrarmelo sin dalle scuole superiori, quando studiavo solo le due settimane prima della fine dell’anno, recuperando tutto quello che non avevo fatto in precedenza. Oppure all’università, quando ho studiato in tre giorni 1500 pagine di letteratura greca passando con un dignitosissimo 27, calcolando che ero partito dal più completo digiuno della materia; per non parlare poi della tesi di triennale, una ricostruzione in 3D di un sito del cavolo in un posto sperduto della Giordania: non avevo praticamente niente in mano, né le mappe topografiche, nemmeno i dati di scavo (compilati penosamente dalla missione australiana) e, come se non bastasse, ero ancora un pivellino nel 3D. E la lista potrebbe continuare… l’esperienza mi ha insegnato che sono capace di condensare in brevissimo tempo una mole di informazioni allucinante. Ma pago un prezzo parecchio alto: ho visto spuntare i miei primi capelli bianchi sui libri dell’università e l’esaurimento nervoso è sempre dietro l’angolo. Sì, sono umano anche io, purtroppo.
Così, buttato a capofitto per tre settimane di fila nella grafica, ho raggiunto degli ottimi risultati ma mi sono totalmente bruciato gli occhi ed il cervello. Mal di schiena che non vi dico, sedere a forma di sedia, la stanza che manco un’esplosione nucleare. Nel mentre, il mio riposo era mandare candidature per lavori nel settore. No, non vi illudete, nessuno mi ha risposto affermativamente… sono ancora un frutto acerbo e non riesco a comunicare con efficienza quanto sarò succoso in brevissimo tempo.

Peggio per loro.

No, peggio per me. Le tre settimane di lavoro e candidature senza vedere l’abituale soldo che entrava, senza vedere risposte positive, mi hanno totalmente drenato e portato alla tristezza. Non vedere prospettiva è una delle situazioni più difficili che mi possa trovare ad affrontare e, lo ammetto, ancora non so gestire una situazione del genere con successo. Ho dovuto così buttare via i miei progetti di conquista dell’universo e adattarmi a piani più umani, ovvero ricominciare da zero. Con sole sei settimane di visto di fronte a me nessuno mi avrebbe preso per un posto in regola, così sono passato per le vecchie conoscenze ed eccomi di nuovo a lavorare come tuttofare, ma stavolta a un costo maggiore: i miei bei 20 dollarini l’ora non me li toglie nessuno.

Di nuovo ad Avoca, di nuovo lavori del cavolo… di nuovo stanco morto la sera senza forza né voglia di scrivere una sola parola per voi che mi avete seguito per ormai quasi due anni.

Nessuna voglia di scrivere perché alla fine di questa esperienza sono pieno di rabbia e frustrazione e non sono cose belle da comunicare. Volevo un blog di viaggio e di vita che fosse leggero, qualcosa di spensierato per ogni tipo di pubblico, qualcosa che ispirasse sentimenti positivi…

Tre settimane. Porca miseria. Tre settimane e finisce un’avventura in cui mi sono messo in gioco con tutto me stesso. Tre sole settimane che sembrano spazzare via tutte le nostre conquiste personali e professionali.
Fa rabbia non aver ottenuto la sponsorship, ma lo devo ammettere: ho giocato male. Sono stato sprovveduto, non ho pianificato… ma nemmeno avevo avuto il tempo di pianificare: i maledetti trent’anni che incombevano, chiudendomi le possibilità per questo visto. Ho giocato male in tante occasioni perdendo sicuramente diverse potenziali opportunità.
Ecco, rimpianto è la parola più adatta a descrivere il mio sentimento attuale. E tanta paura di tornare in Italia. Non voglio tornare a quello che ero, sono diverso, ora. Sono diverso sotto talmente tanti punti di vista che se mi guardo indietro faccio fatica a riconoscermi. Devo guardare molto più indietro per ritrovare me stesso, a quel ragazzino arrogante che alle superiori pensava di poterla far franca in ogni occasione, lo stesso che pensava di essere immortale e capace di cambiare il mondo.

Ho ricominciato a sognare. Non voglio smettere.



PS: per chi lo volesse sapere, questo è il mio attuale livello in 3D :