Eccomi di nuovo
qua. È passato tanto, troppo tempo dall’ultimo post, e ogni settimana pensavo a
come attaccare il nuovo pezzo, cosa scrivere ma, soprattutto, quando scrivere.
E se potevo lavorare sulle prima due, l’ultima, il “quando”, era cosa parecchio
complessa da risolvere.
Non che non
avessi tempo. Finito il lavoro all’Hilton avevo montagne di tempo, anche
troppo. Così tanto che la prima settimana mi sono ammalato. Me lo sono preso
come meritato riposo. Sono umano anche io, no?
No. Giusto. Io
non sono umano.
Infatti, dalla
settimana successiva mi sono messo per ore e ore ogni giorno a dedicarmi a
quella che considero la mia prossima professione: 3D Visualizer. Così, senza
risparmio, mi sono buttato a capofitto nella grafica, cercando di imparare in breve
tempo quello che i normali umani imparano in anni di pratica. Come dicevamo io
non sono proprio umano e cerco di dimostrarmelo sin dalle scuole superiori,
quando studiavo solo le due settimane prima della fine dell’anno, recuperando tutto
quello che non avevo fatto in precedenza. Oppure all’università, quando ho
studiato in tre giorni 1500 pagine di letteratura greca passando con un
dignitosissimo 27, calcolando che ero partito dal più completo digiuno della
materia; per non parlare poi della tesi di triennale, una ricostruzione in 3D
di un sito del cavolo in un posto sperduto della Giordania: non avevo
praticamente niente in mano, né le mappe topografiche, nemmeno i dati di scavo
(compilati penosamente dalla missione australiana) e, come se non bastasse, ero
ancora un pivellino nel 3D. E la lista potrebbe continuare… l’esperienza mi ha
insegnato che sono capace di condensare in brevissimo tempo una mole di
informazioni allucinante. Ma pago un prezzo parecchio alto: ho visto spuntare i
miei primi capelli bianchi sui libri dell’università e l’esaurimento nervoso è
sempre dietro l’angolo. Sì, sono umano anche io, purtroppo.
Così, buttato a
capofitto per tre settimane di fila nella grafica, ho raggiunto degli ottimi
risultati ma mi sono totalmente bruciato gli occhi ed il cervello. Mal di
schiena che non vi dico, sedere a forma di sedia, la stanza che manco
un’esplosione nucleare. Nel mentre, il mio riposo era mandare candidature per
lavori nel settore. No, non vi illudete, nessuno mi ha risposto affermativamente…
sono ancora un frutto acerbo e non riesco a comunicare con efficienza quanto
sarò succoso in brevissimo tempo.
Peggio per loro.
No, peggio per
me. Le tre settimane di lavoro e candidature senza vedere l’abituale soldo che
entrava, senza vedere risposte positive, mi hanno totalmente drenato e portato
alla tristezza. Non vedere prospettiva è una delle situazioni più difficili che
mi possa trovare ad affrontare e, lo ammetto, ancora non so gestire una
situazione del genere con successo. Ho dovuto così buttare via i miei progetti
di conquista dell’universo e adattarmi a piani più umani, ovvero ricominciare
da zero. Con sole sei settimane di visto di fronte a me nessuno mi avrebbe
preso per un posto in regola, così sono passato per le vecchie conoscenze ed
eccomi di nuovo a lavorare come tuttofare, ma stavolta a un costo maggiore: i
miei bei 20 dollarini l’ora non me li toglie nessuno.
Di nuovo ad
Avoca, di nuovo lavori del cavolo… di nuovo stanco morto la sera senza forza né
voglia di scrivere una sola parola per voi che mi avete seguito per ormai quasi
due anni.
Nessuna voglia di
scrivere perché alla fine di questa esperienza sono pieno di rabbia e
frustrazione e non sono cose belle da comunicare. Volevo un blog di viaggio e
di vita che fosse leggero, qualcosa di spensierato per ogni tipo di pubblico,
qualcosa che ispirasse sentimenti positivi…
Tre settimane.
Porca miseria. Tre settimane e finisce un’avventura in cui mi sono messo in
gioco con tutto me stesso. Tre sole settimane che sembrano spazzare via tutte
le nostre conquiste personali e professionali.
Fa rabbia non
aver ottenuto la sponsorship, ma lo devo ammettere: ho giocato male. Sono stato
sprovveduto, non ho pianificato… ma nemmeno avevo avuto il tempo di
pianificare: i maledetti trent’anni che incombevano, chiudendomi le possibilità
per questo visto. Ho giocato male in tante occasioni perdendo sicuramente
diverse potenziali opportunità.
Ecco, rimpianto è
la parola più adatta a descrivere il mio sentimento attuale. E tanta paura di
tornare in Italia. Non voglio tornare a quello che ero, sono diverso, ora. Sono
diverso sotto talmente tanti punti di vista che se mi guardo indietro faccio
fatica a riconoscermi. Devo guardare molto più indietro per ritrovare me
stesso, a quel ragazzino arrogante che alle superiori pensava di poterla far
franca in ogni occasione, lo stesso che pensava di essere immortale e capace di
cambiare il mondo.
Ho ricominciato a
sognare. Non voglio smettere.
PS: per chi lo volesse sapere, questo è il mio attuale livello in 3D :